Se Adrian Ferrà è stato uno dei protagonisti di Documenta, il nostro Filippo
La Mantia
ha ispirato un romanzo a Salvo Sottile (Maqeda, dal 15 maggio in libreria per Baldini e Castoldi Dalai) sul quale c’è già il progetto di un film, la cui vita è stata raccontata sulla stampa internazionale e ha innescato il “fenomeno
La Mantiaâ€, visto che di questi tempi non c’è piatto più gustoso e mediatico di uno chef che vive la vita come fosse un film, anche quando è tragica.
Ma ciò che più lo avvicina al nostro Immagini del Gusto, è il fatto che Filippo
La Mantia a Palermo è stato fotoreporter della scuderia d’assalto di Letizia Battaglia negli anni delle stragi di mafia, ammirato anche dal grande Joseph Kudelka, che definì un suo scatto che ritraeva una testa decapitata sul sedile di una seicento “l’immagine del secoloâ€. Fu anche rinchiuso all’Ucciardone per associazione di tipo mafioso, accusato ingiustamente da Alberto Di Pisa, il cosiddetto “corvo di Palermoâ€, nell’inchiesta sull’assassinio del vice questore Ninni Cassarà . A tirarlo fuori per mancanza di indizi fu Giovanni Falcone, il quale verificò che l’appartamento di viale Crocerossa, da dove spararono i killer, al momento dell’agguato non era più intestato a Filippo: era stato un regalo dello zio, legato a Cosa Nostra e poi ucciso. Uscito,
La Mantia decise di recitare un’altra parte, d’interpretare un nuovo personaggio, il cuoco istrione, che mescola talento, sensualità , carisma, arance e capperi per riscattarsi e piacere.
Famosissimo per la sua ‘caponata’, finita anche su Al Jazira, Filippo devolve un euro per ogni caponata alla comunità di Sant’Egidio, per un totale di diecimila euro l’anno: “La mia storia comunica alla gente la speranza che ci si può reinventare la vitaâ€.