Cattedrali del cibo
I percorsi contemporanei del cibo passano inevitabilmente per quelli che Marc Augè definì i ‘non luoghi’, quelli cioè in cui la circolazione e il consumo vengono facilitati, territori la cui somiglianza ingenera una sensazione di “dejà -vuâ€.
Tra questi, i grandi magazzini, le gallerie, i centri commerciali, fino ai successivi supermercati e ipermercati, megastores, shopping malls, e outlet che, insieme ai nuovi luoghi del consumo dei cibi come i fast food, i locali dell’happy hour, del brunch domenicale (ecc…) stanno lentamente cambiando il volto delle nostre città . Â
Insieme ai cibi ‘belli da vedere’, (forme, colori, etichette e tutto ciò che fa packaging) che troviamo sapientemente disposti sugli scaffali e nelle vetrine, queste nuove cattedrali del consumo costituiscono indubbiamente uno stimolante spunto fotografico almeno per tre ordini di motivi: quello appena accennato, relativo alle modificazioni che ingenerano nel paesaggio urbano; per il Visual Merchandising, e un altro relativo alle funzioni sociali, un tempo proprie della piazza e della strada, e adesso demandate a questi nuovi e giganteschi contenitori del commercio. Â
In Architetture dello shopping curato da Alessandra Criconia (Meltemi Ed.) si prende ad esempio la città di Roma, possibile archetipo di un nuovo e paradossale modello urbano euro-mediterraneo di consumo, all’interno del quale lo shopping si fa invasivo e agisce sullo spazio:
“Cresce allora la città satellitare dei centri commerciali e dei megastore intorno al Grande Raccordo Anulare, il centro storico acquista le fattezze di un pittoresco archeolandia-market, nuove Porta Portese e nuovi mercatini della domenica si diffondono nelle aree vuote, mentre Chinatown conquista definitivamente il quartiere dell’Esquilino. L’esperienza innovativa dello shopping ha assunto le forme di una cultura dell’ibridazione e della convivenza capace di mettere a comune denominatore modelli del consumo altrimenti separati che stanno contribuendo a ridefinire l’intera gamma delle relazioni sociali e dei modi d’uso della città â€.Â
E ancora, un articolo di Lorenzo Imbesi su “Il Manifestoâ€Â del 22/04/2007:Â
La transizione storica da una società della produzione a una società dei consumi ha da sempre richiesto spazi che ne legittimino l’etica esponendo una forma di propria estetica, alla quale poter accedere facilmente, ognuno secondo le proprie possibilità . (…) Ma soprattutto in questi spazi ad alta sorveglianza si gioca la partita dei sensi tra organico e inorganico, in una produzione del desiderio esaltata dalla fusione di luci, colori, suoni. Â
A questa nuova esperienza estesica e qualitativa è dedicato il volume curato da Isabella Pezzini e Pierluigi Cervelli Scene del consumo: dallo shopping al museo (Meltemi Ed.) in cui si analizzano in una prospettiva semiotica i nuovi luoghi “espositivi†di vendita, ormai progettati come spazi immersivi.
Attilio Lauria
-
Posted by admin on Ottobre 7th, 2007 filed in Spunti e Spuntini |