SmartVisions
Testo di Luigi Erba
Se dovessimo dare un sottotitolo al lavoro “SmartVisions” di Luigi Cipriano potrebbe essere …” Il tempo della riflessione”. Riflessione sulla fotografia oggi e nello specifico sul digitale, l’intelligenza artificiale e i relativi mezzi e materiali che ne determinano il linguaggio. E come in tutte le rivoluzioni, chiamiamole pure conoscitive, sono le tradizionali categorie di spazio e tempo a essere tirate in ballo.
Cipriano parte da immagini street… Roma, Milano, Orvieto, New York, Madrid, interni esterni con i personaggi che hanno in comune l’uso del telefonino, da cui si determina già un assoluto referente linguistico, anzi metalinguistico. Poi egli comunica tali “pittografie” all’intelligenza artificiale che trasmette i codici ad una stampante instax per una “nuova-identica” fotografia. Storia di apparenti ossimori, ma anche di iconemi che inducono ad una riflessione. Ci proviamo!
La prima è proprio con il nostro Roland Barthes, in particolare con il “suo” tempo contrassegnato dall’”interfuit” (“c’è stato”). Ormai la necessità nella fase esecutiva del rapporto storicamente imprescindibile fra il fotografo e il soggetto è vanificata dal digitale e tantomeno dall’intelligenza artificiale. Nel prodotto di Cipriano il tutto è ormai globalmente preistoria: la prima immagine di street può andare con Barthes, ma poi è ricreazione, ma ancora fotografia nella sua diversa estensione dell’oggi. È evidente che nel lavoro globale, in questa mélange di naturaleartificiale, tutto non è più nell’attimo imprescindibile, ma in una successiva cronologia, totalmente ricreata dall’ IA e dalla materia della pellicola finale: ragazzi nel metrò, per strada, sotto i porticati delle varie metropoli, donna che spinge il passeggino. Si passa infatti dal concetto di tempo dell’attimo sublime alla relazionalità contemporanea dello stesso; un tempo come groviglio tra passato presente e futuro, le relative tracce e gioco di significati e significanti come direbbe Jacques Derrida. Il lavoro dell’autore è infatti un’esperienza di tracce…casualità, progettualità, irripetibilità, analogie, materie dilatate nel tempo. Paradossalmente l’unica costante è il telefonino-protesi, documento incontrastato di questa contemporaneità. Lo scrivere e il guardarlo in modo ossessivo, anche sulle strisce pedonali!
Ma arriviamo alla scrittura, l’altra protagonista dell’immagine: l’insieme delle parole usate per intelligenza artificiale, il “Prompt Words” visivamente è parte integrante del tutto.
Immagine e scrittura, un rapporto antico come l’uomo! Senza ricordare Wilém Flusser possiamo paradossalmente dire che è sempre stato così! Pensiamo al geroglifico, alla genesi dell’alfabeto fonetico. E allora?
Quante figure retoriche: la similitudine, l’analogia, sono associazioni, sensorialmente immagini della parola, sono “conlaparola” …
” Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie” (Ungaretti), “... Mare che agli occhi ha il colore del vino... “(Omero). Tutto è vero, tutto ritorna in questo dilemma naturale artificiale. È sempre una polisemia di linguaggi e Cipriano ci sta dentro come il mare, il vino, gli alberi e le foglie.