Il grande sogno
14 giugno - 7 settembre 2014

Il grande sogno
di Claudio Pastrone

La mostra Il grande sogno presenta nelle sale espositive del CIFA una serie di immagini di Chiara Samugheo tratte dal volume della collana Grandi Autori della Fotografia Contemporanea edito dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF) ed una selezione di fotografie di Federico Patellani pubblicate su Federico Patellani. La più bella sei tu edito dalla Peliti Associati. Le immagini dei due autori evidenziano un fenomeno particolare nato nell’Italia dell’ultimo dopoguerra: la nascita dei concorsi di bellezza, in particolare di Miss Italia, e quello del divismo favorito dalla diffusione dei ritratti dei componenti lo star system pubblicati sulle copertine di alcune diffuse riviste italiane come Tempo, Cinema Nuovo e Le Ore. Inoltre esiste un legame, seppur di breve durata, tra una Samugheo alle prime armi negli anni ‘50, prima donna a diventare fotogiornalista professionista in Italia e l’affermato Patellani, primo grande fotogiornalista italiano. Per circa un anno la Samugheo fece parte della Pat Photo Pictures, fondata da Patellani, che si avvalse della collaborazione di numerosi professionisti come Carlo Cisventi, Antonio Cesano, Walter Mori, Giancarlo Bonora. Prima di dedicarsi ai ritratti dei divi del cinema, dei registi, dei personaggi dello spettacolo, degli scrittori e degli artisti, la Samugheo si era impegnata nella fotografia di documentazione sociale, favorita in questa attività da Pasquale Prunas,da sempre legato appassionatamente al mondo dell’editoria, del giornalismo, della grafica. I servizi di Chiara erano pubblicati su importanti riviste. Poi a metà degli anni ‘50 la svolta. Inizia a realizzare le immagini che la renderanno famosa a livello internazionale. Per meglio capire l’importanza che la sua Fotografia ha avuto nel settore citiamo importanti personaggi che hanno scritto su alcuni degli innumerevoli volumi a lei dedicati. Cominciamo dal regista Gianni Amelio che dice: <<A Nizza un po’ di tempo fa, nell’atrio di un cinema. Vedo la foto di una giovane attrice italiana degli anni ‘50...E dico ad alta voce: Chiara Samugheo! Qualcuno mi prende per matto, altri capiscono che ho capito. La mano che aveva scattato quell’immagine era inconfondibile, unica... Parlare di seduzione di fronte alle foto di Chiara è un gioco facile. La domanda è un’altra. Quanto c’è di lei nei volti delle sue attrici, sempre bellissime e mai artificiali... Chi l’ha conosciuta di persona sa che c’è molto, forse tutto. Ai suoi “soggetti” spesso in erba, Chiara ha dato in regalo la sua inquieta sensibilità, il magnetismo del suo carattere. Foto di Chiara Samugheo non è un marchio di fabbrica, ma una dedica preziosa>>. E Arturo Carlo Quintavalle scrive: <<...Ebbene attraverso Chiara Samugheo e le sue fotografie noi possiamo restituire una storia del cinema, in particolare dell’immagine che viene venduta attraverso settimanali e manifesti, e che poi diviene modello di comportamento...La Samugheo ha saputo dare una nuova immagine alle attrici, ha saputo rendere più umane le dive, e quindi ha saputo negare i vecchi schemi e i vecchi standard espressivi. La Samugheo è stata ed è una intelligente regista di espressioni e di composizione di immagine, e anche per questo, per la sua capacità di comporre le figure dei sentimenti, è stata ed è tanto amata da chi ha ritratto. Non perché abbelliva le persone ma perché ne capiva un versante, un momento dell’esistenza altrimenti sconosciuto. Anche per questo credo si debba dire che Chiara Samugheo ha inventato un modello di ritratto fotografico contribuendo in modo determinante alle immagini di quasi vent’anni di divismo>>. Se la Samugheo si inventa le fotografie che realizza cercando sempre nuove scenografie, quasi sempre naturali, per incorniciare volti ed espressioni dei suoi personaggi, il lavoro di Patellani ha un taglio decisamente giornalistico. I suoi scatti sono quelli del fotogiornalista che vuole raccontarci attraverso le immagini quello che accade in un determinato luogo e in un determinato tempo. Guardando le aspiranti miss che coglie nei momenti ufficiali o in attimi di pausa segnati dalla tensione della competizione, non possiamo fare a meno di immedesimarci in quel mondo ormai così lontano e provare una sorridente, nostalgica simpatia per quell’ambiente semplice e complesso dell’Italia del dopoguerra, quando forte era in tutti il desiderio di riscatto dai duri momenti appena trascorsi. Proprio Patellani nella parte finale del già citato testo da lui scritto ci dà la chiave di lettura per interpretare ed apprezzare il suo lavoro: << ...Bisogna insomma, per il servizio e per sé, saper cogliere l’atteggiamento momentaneo, il movimento, il sensazionale, l’essenziale di ogni cosa. Certamente è difficile il fondere in una sola fotografia i valori documento-bellezza. Sta qui la classe del fotografo>>.