12ยช Edizione Crediamo ai tuoi occhi
16 settembre - 12 novembre 2017
Renata Busettini
Io ho un nome
Sezione Autoedizione

Samin, Mohammad, Kasat, Mussref, Shaffiq, Khama, Mohram. Questi sono i nomi di alcuni tra i tanti uomini e donne che ho incontrato tra l’Isola di Koa e Indomeni. Tutti avevano lasciato alle spalle guerra o miseria. Nei loro occhi, nonostante la stanchezza del lungo viaggio e le difficoltà che dovevano affrontare ogni giorno, si vedeva la speranza di poter ricostruire una vita in Europa. Curdi, Siriani, Afghani, Bengalesi, Iracheni, Nigeriani avevano scelto tutti la rotta balcanica, il percorso che nel 2016 sembrava più sicuro (…). Kos era una delle isole dove riuscivano a sbarcare, uno dei tanti punti di raccolta dove sostavano per giorni o settimane in attesa del permesso temporaneo che avrebbe consentito la continuazione del viaggio. Giorni passati in lunghe attese sotto il sole alla stazione di polizia, per essere riconosciuti, schedati. Notti passate a sognare una nuova vita, risvegli rapidi per arrivare primi nella speranza di leggere il proprio nome sulla lista dei permessi rilasciati nella giornata, mattinate e pomeriggi trascorsi tra file per ritirare il cibo o gli abiti messi a disposizione dai volontari, giochi con i bambini, addii al porto ai compagni di viaggio. Si addormentavano con lo zaino perché l’indomani, forse, avrebbe potuto essere il loro turno. A distanza di mesi ritorno in Grecia, a Indomeni, questa volta. La situazione è un po’ tesa perché i confini sono bloccati ed il campo ospita 12.000 persone che non vogliono tornare indietro. Ci raccontano le loro storie, che sono state di vita normale, come le nostre, fino a quando non è scoppiata la guerra. Ora sono bloccati in questo Limbo, che non è vita e non è morte.

 

Renata Busettini

 

Biografia


Renata Busettini nasce a Milano nel 1964. Vive e lavora a Torino dal 1985. Fotografa e viaggia per passione, da sempre. Dalla classica fotografia di viaggio è passata, negli ultimi anni, ad una fotografia più concettuale. Ha seguito, insieme al suo compagno, alcune rotte migratorie in Giordania, Grecia, Macedonia ed Italia. Questo è un progetto in corso d’opera. Pur non essendo una fotografa sportiva, ha fotografato alle Paraolimpiadi di Londra e Rio De Janeiro, appassionandosi al mondo Paraolimpico e diventando lei stessa giocatrice di tennis tavolo in carrozzina.