Sezione scuole
di Gianni Gosdan
Proponendo ai miei allievi del biennio di fotografia dell'Accademia di Belle Arti di Bologna il tema degli incerti equilibri identitari e sociali mi sono subito sentito in dovere dal metterli in guardia dal rischio di cadere in usate e facili retoriche. L'evidente difficoltà di far rientrare nell'ambito del visivo dimensioni psichiche e sociali complesse e articolate, spesso ancora non perfettamente comprese e ancor meno esibite; un divenire di cambiamenti in pieno essere e dalle prospettive ancora lontane all'orizzonte, era un tema certamente stimolante ma non privo di rischi. Una forse non sorprendente e diffusa “sintonia” con il tema ha invece permesso a molti di loro di mostrare una maturità espressiva forte e coerente, che in molti casi si è rivelata essere anche momento di scoperta e riconoscimento di condizioni intime e sociali diffuse e condivise. Tra i lavori selezionati per questa partecipazione alcuni erano già da tempo tema di ricerca personale, altri invece sono stati pensati e realizzati per l'occasione, tutti hanno però la qualità di toccare, con diversi accenti, una condizione giovanile certamente non facile ma spesso vista con lucida ironia o con una forte determinazione. Le ombre sfalsate di Angela Riondino, i travestimenti e i giochi di ruolo di Annalisa Liverani e Silvia Ballardini, le identità mascherate di Matilde Cassarini o quelle giocose e tragiche di Raffaella Ferrari, il giovane in cura ma senza testa di Simone Morciano, o gli improbabili colori nei ritratti in affollate case di Lara Delle Donne, sono tutte declinazioni sul tema di una condizione giovanile vissuta e vista come una realtà alterata, una rappresentazione del sé e degli altri che, ironica e perturbante, allude a futuri imprevedibili. Forti e senza incertezze gli sguardi fermi e commossi dei ritratti di Arianna Lerussi o quelli severi e giudicanti dentro una fessura di luce di Tiziano Mainieri, o ancora i giovani notturni e statuari di Philine Hege, ci offrono invece una prospettiva meno incerta, giovani provati ma indomiti che guardano a un qualche domani. Un domani in un altro luogo è invece la prospettiva che testimonia il reportage di Marta Guerrini dalla Germania, dei tanti giovani dell'est Europa che in quella terra cercano un futuro meno incerto. I ripiegati e invisibili mendicanti di Mattia Morelli ci ricordano invece la sensibilità sociale e l'attenzione per il marginale che è ancora forte e presente in tanti giovani. Senza presenze umane, ma non per questo meno efficaci, le ambizioni per il futuro sotto formalina di Cinzia Sparacino, o il territorio denso di presagi di Sonia Formica, e le claustrofobiche, abitate, vedute urbane di Stella Alleva, che tutte, con prospettive diverse, metaforizzano condizioni incertezze e disagi condivisi anche dai meno giovani. Dovendo tirare le somme di questa esperienza, devo ringraziare tutti gli allievi che, tra i tanti impegni accademici, hanno trovato il tempo e l'energia per preparare questa mostra che credo dimostri come una pratica della fotografia indirizzata e condotta con la giusta consapevolezza sia innanzitutto momento di esplorazione e scoperta, prima personale e poi collettiva, è questo, credo, l'obiettivo più significativo che la nostra scuola persegue in una prospettiva di testimonianza e crescita culturale condivisa al servizio di tutta la nostra collettività.