Questioni di Famiglie
17 giugno - 03 settembre 2017
La famiglia postbellica
a cura di Enrica Viganò

A guardare indietro di settant’anni scopriamo una struttura familiare così diversa da quella dei giorni nostri che diventa difficile immaginare le tappe di un’evoluzione così rapida e radicale. Ma dopo gli anni bui del fascismo, dopo le privazioni della seconda Guerra Mondiale e con la ritrovata libertà, è stato tutto un concorso di energie positive e nuove visioni ad accelerare il cambiamento (ancora in atto) nella società occidentale.
La famiglia contadina, di gran lunga la più diffusa, impostata sulla consuetudine patriarcale e sul senso di comunità, perpetuava un sistema antico e solido, benedetto dalla Chiesa, ma inevitabilmente inquinato da pregiudizi e soprusi. Tante erano le barriere da abbattere tra ceti sociali, sessi, generazioni, luoghi, linguaggi, educazione e culture lontane da minare quegli equilibri in modo sostanziale.
Non si può negare però che la ricostruzione postbellica abbia appoggiato le sue fondamenta proprio sulla famiglia, nucleo coeso e forte alla base della società. L’Italia doveva diventare “una”, superare le differenze geografiche e linguistiche, doveva trovare una rinnovata identità nella democrazia e il linguaggio fotografico era senza dubbio quello più immediato e comprensibile a tutti, anche alla maggioranza analfabeta di allora. Va da sé che il fenomeno del neorealismo, che aveva contagiato ogni disciplina dal cinema alla letteratura, dalla pittura alla fotografia, mettesse a fuoco assiduamente scene di vita familiare. Un racconto visivo delle diverse Italie che si assomigliavano, in maniera trasversale, nelle difficoltà della miseria come nello spirito costruttivo. La determinazione a ricomporre la salute della nazione e della collettività, partiva dalla famiglia e permeava il quotidiano lanciando un grido al futuro.