Portfolio Italia 2010
2 aprile - 29 maggio 2011
Luigi Montuoro
La Perpetua
La Perpetua
Opera Finalista
di Silvano Bicocchi
Addentrarsi nella vecchia canonica di una cittadina montana calabrese che conserva intatti i segni di sessant’anni di vissuto di un arciprete e della sua perpetua, può far sentire l’imbarazzo d’infrangere quella atmosfera dal tempo sospeso avvolgente ogni cosa, che solo la penombra ed il silenzio sembra riescano a conservare. Fotografare un luogo come questo è un complesso atto di significazione, perché la fotografia deve stabilire i rapporti di senso tra ermetici segni del passato, di valenza pubblica e privata. La valenza pubblica è dovuta al ruolo sociale dell’arciprete e della perpetua e quella privata è legata alla vicenda vissuta da chi ha impersonato quelle due figure tanto popolari nel cattolicesimo. Il linguaggio visivo di Luigi Montuoro narra il luogo con la sequenza di visioni frammentate delle stanze; più che mai in questa casa, pregna d’assenze, la fotografia si fa segno di segni. La rappresentazione dell’assenza s’accende quando in un luogo deserto troviamo le tracce del passaggio di un essere e poi modulando la luce si crea la giusta atmosfera evocativa. Montuoro costruisce così il senso dell’assenza prima dell’arciprete e poi della perpetua, indagando nelle due rispettive camere da letto ed alcuni angoli domestici. In tal modo l’autore avvia la grande sfida della significazione di una realtà congelata nei segni indicali degli oggetti d’uso e nei segni simbolici del ministero religioso e degli affetti personali. Nella canonica trova stanze ben accudite e oggetti disposti con tale cura da sembrare in attesa del loro padrone. Tra i simboli religiosi e un misterioso busto scultoreo della madre del sacerdote, spuntano le fotografie ricordo e la canonica si anima di una vicenda umana fatta di vita parrocchiale e di numerosissimi viaggi all’estero compiuti insieme; ma ora le valigie sono lì… sopra gli armadi. L’autore risolve la significazione con rigorose scelte formali che danno l’equilibrio alle forme degli elementi di senso, sia nella morbida penombra che nell’algida luce diffusa, egli rappresenta con rispetto gli indizi domestici e misteriosi di vite private. Solo al termine del racconto l’autore infrange gli equilibri stabiliti dagli attori, col taglio di una fotografia che sottolinea il ruolo della perpetua; poi tutto è ricomposto dal portale chiuso della chiesa e della panchina vuota dove lei, dopo la morte del sacerdote, ha atteso invano per trentatrè anni un altro arciprete da servire.
Biografia
E' nato a Tiriolo (CZ) nel 1966, dove ha vissuto fino all’età di trent’anni. Poi si è trasferito a Sesto San Giovanni (MI), dove lavora nel settore informatico. La fotografia lo ha sempre attratto, ma è solo nel 1998, con l’acquisto della prima reflex, che la passione è divenuta desiderio di cercare una interpretazione personale di ciò che si vede attraverso il mirino. L’avvento dell’era digitale gli ha dato la possibilità di controllare nel modo migliore tutto il processo fotografico fino alla stampa, che ama curare direttamente. Predilige realizzare dei portfolio e fotografare è divenuto per lui un mezzo espressivo indispensabile. Alcuni riconoscimenti a livello nazionale hanno gratificato il suo impegno.