14ยช Edizione Crediamo ai tuoi occhi
17 Settembre 2022 - 13 Novembre 2022
Fabio Mignanelli
Inclusioni
Sezione Autoedizione

Per dire dei rifugiati, degli uomini, delle donne senza patria, ho scelto di dare parola alle esperienze attraverso le immagini. Per raccontare le guerre dimenticate e la taccia nascosta di quelle propagandate, ho lasciato spazio ai racconti crudi dei sopravvissuti. Questa è la vera sfida per comprendere il cuore del dramma delle centinaia di persone che camminano per le strade delle nostre città, scappando da guerre, persecuzioni, torture, drammi familiari, violazione dei diritti. 
In ogni racconto ho cercato di descrivere l’adattamento ad una nuova vita, un’inclusione non sempre consona alle loro caratteristiche sociali, al loro modo di vivere, alla loro cultura. I “progetti di inclusione”, nonostante il grande lavoro dei Comuni e delle Cooperative Sociali, raramente arrivano al traguardo prefissato. Le varianti sono molte e di differente natura, ma per farcela non bisogna mollare e non farsi frastornare da promesse effimere e illusorie che provengono da ambienti non istituzionali. Ma tutto questo, forse, è solamente retorica, perché chi si ha davanti sono persone straordinarie, prevalentemente degli adolescenti che hanno dovuto affrontare ostacoli di una grandezza talmente immane da togliere il respiro. Nell’incontrarli per conoscerli e sentire le loro storie, ho capito che avevo intrapreso un lavoro molto più grande delle mie aspettative e delle mie capacità di raccontare con il linguaggio fotografico. 
Con il passare del tempo, frequentandoli per riuscire a guadagnare la fiducia, ho iniziato a conoscere i loro stati emotivi, la loro diffidenza, la paura di esprimersi e di lasciarsi andare, ma soprattutto ho scoperto la loro profonda solitudine, aspetto che non avrei mai immaginato di trovare. L’ospitalità e l’accoglienza nei confronti di uno sconosciuto è la forma più alta del dono da parte di un essere umano. Essa, è qualcosa di più vicino al dono gratuito esaltato dalle religioni e nello stesso tempo il più moderno, dato che si svolge tra estranei che hanno pochi legami o ne sono del tutto privi; in breve, è il dono più paradossale, dal momento che qui un legame debole consente un grande atto di gratuità, che è alla base dell’etica delle relazioni umane. 
Nell’ascoltare i racconti di chi si è trovato solo e senza niente, di chi è dovuto scappare per sopravvivere, di chi ha dovuto abbandonare la famiglia per cercare un lavoro per sostenere i propri familiari, mi sono reso conto che tutto quello che avevo in mente l’avrei dovuto cambiare radicalmente. Davanti a me avevo cinque racconti, cinque storie completamente diverse ma tutte con lo stesso comune denominatore: lo sradicamento, l’esilio e l’abbandono della propria terra natia per una vita altrove.

Fabio Mignanelli

Biografia
È nato ad Ancona nel 1961. A trasmettergli la passione per la fotografia è il padre che all’età di 11 anni gli mette in mano la sua prima fotocamera. Inizia a scattare con assiduità durante il periodo dello scoutismo e se l’adolescenza lo allontana dalla passione per la fotografia è sotto il servizio militare che ritrova l’istinto dello scatto. Acquista così la sua prima reflex e impara i rudimenti dello sviluppo dei negativi nella camera oscura della caserma. Influenzato dallo stile del bianco e nero dei grandi maestri, nel 1983 inizia a stampare le foto nella propria camera oscura. Ad Osimo nel 1985 inizia la collaborazione con il Circolo Fotografico “Foto-Arci”, insieme all’amico Gioacchino Castellani e ad altri fotoamatori, che nel 1988 diverrà Circolo Fotografico AVIS - Mario Giacomelli BFI. Tra i suoi ricordi più cari c’è un episodio avvenuto durante la mostra fotografica collettiva per l’inaugurazione del Circolo. In quell’occasione, il Maestro Mario Giacomelli di fronte ad un suo scatto, gli dedicava parole d’incoraggiamento spronandolo a continuare la strada intrapresa. Negli ultimi anni la sua passione per il reportage si è intensificata, grazie anche alla partecipazione a corsi e workshop tenuti da fotografi professionisti. Nel dicembre 2016 pubblica “Invisibile Tempo” un libro fotografico sulla vita delle monache Passioniste di clausura. Nel 2017 segue la compagnia teatrale in vernacolo cameranese “L’BSCIGN” e realizza il libretto fotografico della commedia “E MIGA GIUGAN A SCOPA BAZZIGA”. Nell’autunno 2019 ha iniziato a lavorare al nuovo progetto “Inclusioni, storie di migranti del territorio”. Nel 2020 ottiene l’attestato come “Miglior Autore FIAF Marche 2020”.