Portfolio Italia 2012
8 dicembre 2012 - 10 febbraio 2013
Gianmarco Panucci
Gangsterism

di Daniela Sidari

Cape Town, Sud Africa, l’autore lo definisce un ”mondo ghettizzato”; persone di colore vivono o meglio cercano ogni giorno di sopravvivere alla povertà ed a tutto quello che essa comporta, criminalità, guerriglia, droga. L’autore apre il portfolio con inquadrature su questi luoghi, territori organizzati e divisi gerarchicamente secondo il potere ed il “rispetto” acquisito da bande criminali disposte a tutto: le gangs. Difficile capire le leggi dell’appartenenza, esistono regole da rispettare e codici d’onore che se infranti possono portare a sicuro verdetto di morte. Costante è la guerriglia, reale e psicologica. Gangsterism parla di tutto questo. Il linguaggio è quello del reportage; l’autore lascia trasparire forte la sua esigenza di messa a nudo di verità risapute ma la sua è una proposta di traduzione attraverso lo sguardo. Uno sguardo interpretato ben gestito tecnicamente attraverso il contatto ravvicinato ai soggetti e l’utilizzo di obiettivi grandangolari che gli permette di “entrare” nella scena-azione. Reale e cruda realtà: vediamo lo scambio di droga, la vendita, le riunioni di clan, notiamo l’abitudine a questo tipo di vivere così apertamente anche davanti agli occhi dei più piccini. E poi la morte: il nastro giallo per delimitare la zona, le luci blu dei lampeggianti, il dolore di una madre e la rassegnazione degli astanti, non c’è orrore sui loro volti, troppa è l’abitudine, il rito della sepoltura; tutto torna silente e mentre una bimba danza si continua a “vivere”. L’autore ha scelto di rappresentare una realtà violenta, ha scelto di esporre il dolore e la morte, senza velature di sorta. Ci si interroga sull’etica del far vedere. Perché mostrare così esplicitamente lo strazio di un corpo martoriato? Così è, sembra urlare il corpo della persona uccisa, vittima della guerra tra gang. Vedere può essere, dunque, un dovere?

Biografia

E’ nato a Roma nel 1982. Ha studiato fotografia ed arti visive all’Istituto Europeo di Design a Roma. Dopo gli studi, ha iniziato a viaggiare basando il proprio lavoro su progetti fotografici focalizzati soprattutto su temi riguardanti problemi sociali, minoranze etniche, difficoltà di reintegrazione di persone o gruppi di persone che vivono ogni giorno ai margini della società. Al momento vive a Roma, ma ha intenzione di tornare in Sud Africa, un paese che ancora deve cercare di curare una ferita molto profonda.