Portfolio Italia 2017
25 novembre 2017 - 04 febbraio 2018
Valentina De Rosa
Villa Monteturli

di Piera Cavalieri

Esistono fotografie ammaliatrici e fotografie ruvide, queste hanno entrambe le caratteristiche. Giallo, azzurro, amaranto, blu, rosso, lilla, e un po’ di grigio sono i coprotagonisti che ci inducono, ammaliandoci con il piacere estetico, ad accettare la visione di soggetti più ruvidi per i nostri occhi. Sono persone gravemente disabili, con encefalopatie congenite o acquisite, portatrici di deficit motori, psichici, mentali e sensoriali ospitate a Villa Monteturli, a Firenze. Il tratto comune delle encefalopatie è un’alterazione dello stato mentale con una sintomatologia varia e di diversa gravità. La serie si apre con un ritratto fulminante di una donna dallo sguardo inespressivo ed enigmatico. È uno sguardo che probabilmente le è abituale ma, per chi guarda, carico di interrogativi. L’aspetto è curato, l’abito intonato con lo sfondo e i due vivaci fiori completano la perfetta composizione. La bocca, ancora bella, ha però i melanconici angoli all’ingiù e le palpebre sono un po’ abbassate. Si è quasi indotti a pensare che abbia vissuto anche un’altra vita, senza malattia. Villa Monteturli sembra un luogo pulito e profumato che permette a quelle disperate vite di acquisire un valore che l’incuria annienterebbe. Valentina De Rosa non ripete gli straordinari esempi di reportage di Luciano D’Alessandro, di Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati. Non c’è più bisogno di denunciare un dramma, ma di ricercare un’umanità che in questo nostro tempo sembra affievolirsi. De Rosa ha provato a cercarla lì, con un semplice set che si ripete e che dà il tempo di sedimentare e riflettere. La disabilità fa paura, ma provare a capirla in silenzio, così come sembra fare l’autrice, aiuta i “normali” a guardarla con meno apprensione e suggerisce che l’intensità non ha bisogno di enfasi e di facili sentimentalismi. La nostra società per progredire ha bisogno di sapere, di giuste documentazioni, di non allontanare lo sguardo dalla verità e dalla bellezza, da un senso di giustizia più potente che richiede empatia, immedesimazione, nient’altro che umanità.

Biografia

È nata a Napoli nel 1984. Dopo aver studiato pittura, si è specializzata in “Fotografia come linguaggio d’arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2013 ha partecipatoal convegno “20 th century: the golden era of chemical photography” tenuto dal prof. Dusan C. Stulik (Getty Conservation Institute), presso l’Università di Scienze della Formazione, Firenze. Nel 2014 ha seguito il workshop “Il ritratto fotografico” condotto da Guido Harari presso il centro di fotografia sperimentale “Visual” di Torino. Nel 2015 è entrata a far parte della seconda edizione del “Lab/per un laboratorio irregolare” di Antonio Biasiucci dove ha approfondito il metodo di ricerca fotografica personale. Nel 2017 ha preso 29 parte alla summer school “Il libro fotografico: culture, progetti, professioni, pratiche” a cura di “SISF - Società Italiana per lo Studio della Fotografia”. Ha esposto in alcune mostre collettive tra cui: Seconda Biennale dei Giovani Fotografi, Bibbiena; IX Premio Nazionale delle Arti, Accademia di Belle Arti di Brera; X Premio Nazionale delle Arti, Accademia di Belle Arti di Bari; Fotoconfronti OFF 2015, Bibbiena; The Darkroom Project Exibition 5, Tevere art gallery, Roma; Smart up Optima premio di arte contemporanea, Napoli; Premio Arte Laguna 15.16, Arsenale, Venezia; VI edizione dell’Expo di arte contemporanea di Marche Centro d’Arte, San Benedetto del Tronto; Doni - Authors from Campania, Museo Madre, Napoli. Mostre personali: Mono no aware, Centro per la fotografia Vivian Maier, Campobasso. Una sua opera è presente nella collezione di arte contemporanea Imago Mundi di Luciano Benetton e nel volume Doni-Authors from Campania.