Portfolio Italia 2017
25 novembre 2017 - 04 febbraio 2018
Valerio Polici
Interno

di Attilio Lauria

C’è qualcosa di magnetico, e al tempo stesso sfuggente, che ci attrae in queste foto. Un’intensità perturbante quanto enigmatica, che incatena lo sguardo alla ricerca di un qualche indizio rivelatore, e che conduce infine alla consapevolezza di essere loro, le foto, ad interrogare noi. In un’atmosfera noir, densa di cromie e tagli di luce che si armonizzano sapientemente con il ritmo rapsodico della narrazione, sguardi silenziosi ci fissano implacabili, come per riportarci ad un segreto inconfessabile. Cosa è accaduto in queste esistenze tormentate che emergono come lampi di flashback da chissà quale passato, e che relazione hanno con l’Autore? Come sempre, la ricerca di un senso si insinua nella lettura delle immagini, lasciando intravvedere una possibile metafora che attraverso quegli sguardi ci lega all’Autore, rendendo universale un’esperienza - o un immaginario - personale: chi non ha un segreto da consegnare agli abissi della propria coscienza confidando nell’oblio del tempo, e che invece, come la fisicità delle cicatrici e delle crepe di Valerio Polici, rimane a portata di memoria, pronto a riaffiorare in balia di meccanismi psicologici insondabili. E sebbene il senso sia costantemente in cerca di un tributo, districandosi fra simbolico e percettivo, fra decodifica e immediatezza, è anche possibile leggere questo lavoro come un invito ad andare oltre l’interpretazione, godendo dell’esperienza visiva. In questo diverso statuto comunicativo dell’immagine occorre allora arrendersi alla visione dell’opera, spesso enigmatica e intenzionalmente resistente, trascendendo i confini della lingua alla quale è obbligata la lettura. “Quando è ben fatta - recita un noto aforisma di Elliott Erwitt -, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo. Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato.” Ed è appunto questo che chiediamo alla fotografia, saper essere una rivelazione inattesa.

Biografia

È nato a Roma nel 1984. Inizia un percorso nella fotografia da autodidatta, per poi seguire corsi di specializzazione tra Roma, Padova, Parigi, Riga e il Laboratorio di Antonio Biasiucci a Napoli. Si avvicina in un primo momento al fotogiornalismo pubblicando sulle maggiori testate nazionali ed estere, per poi spostarsi su una direzione più intima. La fotografia diventa uno strumento essenziale di esplorazione e liberazione dalle proprie angosce. Il suo primo libro viene presentato al Paris Photo nel 2016, realizzato in collaborazione con gli artisti polacchi Rafal Milach e Ania Nalecka, edito da  Dienacht. Le sue foto sono state esposte a: La Biennale di Venezia per Gangcity, Macro (Museo d’Arte Contemporanea di Roma), Madre (Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli), La Galleria del Cembalo (Palazzo Borghese, Roma), S.s.m.a.v.e. (Centro per le Arti Contemporanee, Napoli). Vive e lavora tra Roma e Napoli.