Portfolio Italia 2019
30 novembre 2019 - 09 febbraio 2020
Gemma Rossi
lei aveva

di Susanna Bertoni 

Donne. Lucrezia leggeva libri, Sofia era di origine inglese, Gemma amava i tulipani… Donne come ce ne sono tante, di qualsiasi età e classe sociale, ciascuna con una propria unicità, con sogni e aspirazioni da realizzare e realizzati, ma accomunate dalla stessa sorte: assassinate da fidanzati, compagni, amanti respinti che dicevano di amarle. È la “cultura del maschio” che riduce l’altra metà del cielo ad oggetto di possesso fino a deciderne i tempi del vivere e del morire. Il parlare di omicidi passionali e raptus del momento, di “gigante buono” che uccide per “un amore non corrisposto” (Il Giornale, 8 settembre2019), è un modo di fare censurabile e deliberatamente offensivo, che ribalta il quadro finendo per empatizzare con il carnefice e mettere sotto accusa la vera vittima. In realtà questi atti estremi sono l’ultimo grado di un climax, di un’escalation di violenza e maltrattamenti che culminano in uno dei più efferati delitti, il “femminicidio”. Gemma Rossi, autrice tarantina, dà una mano alla causa e attraverso uno storytelling dichiarato e appassionato narra le normali abitudini, le piccole manie, i vezzi di donne uccise per mano di un uomo violento. Entra nelle loro abitazioni e squarcia la penombra con un’illuminazione spot per evidenziare oggetti che attendono invano il ritorno di chi li ha usati un’ultima volta, come un libro lasciato aperto sul letto o un vasetto di crema per il viso sul ripiano del lavabo, una tazza da tè davanti ad una libreria… Tutto rimane sospeso, congelato in una dimensione surreale che amplifica la tragedia e la trasforma in quella possibile di tutti.
Con l’iconizzazione simbolica di lei aveva, il fine che l’autrice si prefigge non è quello di documentare ma quello di far riflettere una volta di più sulla considerazione della donna. La fotografia staged è qui usata per inquadrare fatti della realtà spiegandoli secondo una logica di senso, innescando, così, un meccanismo di immedesimazione nella storia che finisce per divenire narrazione dello spettatore. La didascalia verosimile, in calce alle immagini, è parte integrante del progetto ma quei pochi concetti, secchi e potenti, aprono ad una valutazionea 360 gradi del fatto che di “genere” ancora si muore, indistintamente dall’appartenenza sociale degli attori.

Biografia

Ha 35 anni e vive a Taranto. Suo padre le ha trasmesso la passione della fotografia e lei ha avuto la fortuna di coltivare questa passione con il marito. È autodidatta. Ha partecipato a numerose letture di portfolio in giro per l’Italia, ottenendo vari riconoscimenti. Nel 2018 due suoi lavori sono stati selezionati per la tappa finale di “Portfolio Italia” e in quella occasione il lavoro PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) ha ottenuto il 2° Premio ex-aequo.
Ha esposto in numerose mostre collettive e nel 2018, grazie a Domenico Ruggiero, suo curatore, è stata inaugurata la sua prima mostra personale “Io sono al buio” a Milano, presso la galleria Joe Penas, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Fotografia. Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati sulle riviste “EyesOpen”, “Reflex” e “Fotoit”.