Portfolio Italia 2019
30 novembre 2019 - 09 febbraio 2020
Mariagrazia Beruffi
Chinese whispers

di Lorella Klun

Chinese Whispers, nella lingua inglese, è il gioco del “telefono senza fili”, in cui le parole sussurrate da un orecchio all’altro dai vari giocatori in fila, alla fine vengono riferite distorte o trasformate rispetto alla pronuncia e al significato di partenza.
Mariagrazia Beruffi traspone tale gioco nel campo della fotografia, riportando dal suo viaggio lungo la costa orientale della Cina frammenti di immagini che, come sussurri, rivelano le tante contraddizioni del Paese.
Se la Repubblica Popolare Cinese quest’anno festeggia il suo settantesimo anniversario, la storia millenaria della nazione, ricca di miti, filosofia e potente spiritualità, per il partito al potere è spesso qualcosa di ingombrante. Tradizione e industrializzazione convivono in instabili equilibri, inseguendo il capitalismo moderno di matrice occidentale e adattandolo a un capitalismo di stato; alla crescita tecnologica e consumistica delle città si contrappongono l’arretratezza e la scarsa alfabetizzazione delle zone rurali, mentre su tutto incombono il controllo e la censura del PCC. 
L’autrice, che appartiene a quel manipolo di viaggiatori che “...si sanno mortali ma si sperimentano come frammenti di eternità destinati a muoversi su un pianeta finito” (1), dei luoghi visitati coglie le suggestioni e le incrinature, utilizzando un montaggio quasi filmico, fatto di fotogrammi dai toni cupi, in cui scorci urbani e paesaggi brumosi fanno da contrappunto allo scorrere di piccole quotidianità.
Mariagrazia privilegia con i soggetti un rapporto diretto: attraverso incontri casuali fatti di sguardi fugaci, si avvicina fino ad arrivare a quella che in prossemica è definita distanza intima: dello spazio condiviso e della confidenza, del contatto in cui si avverte il calore e l’odore dell’altro, fino a percepirne le emozioni.
La macchina fotografica si muove lieve come in una danza, sembra quasi sfiorare l’epidermide poi si sposta, attirata da nuovi flussi. E dei volti che emergono dalle densità livide del fondo e per pochi istanti risplendono come creature di un manhua (2), non resta che un respiro, che tocca le superfici di vetro e subito si dissolve, tra vapori plumbei, nebbie e smog.

(1) “Filosofia del viaggio”, Michel Onfray
(2) fumetto cinese, corrispettivo del manga giapponese

Biografia

Vive tra Brescia, città natale, e Trieste.
Dopo un periodo di insegnamento delle lingue straniere, ha iniziato un percorso di grafica che l’ha avvicinata alla fotografia. Da subito il suo interesse si è rivolto non tanto alla tecnica quanto alla scoperta dei grandi autori e, soprattutto, all’atto fotografico come esperienza di vita.
Predilige, infatti, una fotografia del reale che spesso prende forma grazie ad incontri casuali e situazioni inaspettate. Momenti che, pur nella loro fugacità, si tramutano in esperienze di empatia e condivisione.