Portfolio Italia 2020
15 maggio 2021 - 04 luglio 2021
Sergio Carlesso
Je est un autre

di Lorella Klun

Nella relazione dell’uomo con il proprio ritratto occorre distinguere tre diversi momenti: “il rapporto con il ritratto prima che questo venga realizzato; durante la sua esecuzione; dopo che esso è terminato”1; a monte vi è quindi un modello interno, determinato dalla propria immagine mentale a cui il ritratto (o l’autoritratto) si vorrebbe far aderire.
Negli ultimi anni, con la diffusione di smartphone e relative applicazioni sempre più performanti, e con gli stereotipati modelli imposti dai media, la pratica del selfie ha mutato i parametri della percezione di sé, fino a generare una sorta di compulsione che spinge i soggetti a condividere artificiali stralci di vita creati, dove non arriva la chirurgia estetica, attraverso l’utilizzo di filtri che mistificano corpo e volto.
L’autoritratto fotografico, in voga fin dalle Avanguardie artistiche, che de-costruiva la propria identità, dialogava con i suoi alter-ego e giocava con la messa in scena, pare oggi aver perso la sua carica più trasgressiva, soppiantato da meme e gattini.
Sergio Carlesso con “Je est un autre” percorre questa strada a ritroso, partendo dal sentire contemporaneo, per ristabilire un dialogo con l’Arte, in particolare di quella del Novecento che elevava l’inquietudine a presa di coscienza; i suoi autoritratti non sono solamente mero riflesso, ma acuta indagine sul proprio sé, a tratti frammentato, ma sempre assertivo e vitale.
Nella raffinata e colta serie dell’autore, c’è un pizzico di ironia, ma c’è soprattutto intelligenza. I codici della fotografia si incrociano senza tensioni con quelli delle arti figurative; mentre Cindy Sherman e Yasumasa Morimura si sono calati direttamente nei panni dei grandi protagonisti dell’arte reinterpretando opere famose, l’operazione messa in atto da Carlesso non vuole focalizzarsi su particolari autori, ma ingloba con elegante voracità le tendenze e gli umori assorbiti in musei e gallerie. Una volta lasciati sedimentare e rielaborati, li propone in modi diversi e del tutto inaspettati, tanto che le delicate stratificazioni - di piani materici, tecnici e concettuali - si intersecano ed erodono i classici concetti di composizione e di simmetria, rivelando tutta la complessità e la gioia della creazione.

Note:
1. Lo specchio dell’io, Stefano Ferrari

 

Biografia

È nato a Bassano del Grappa nel 1959. Di professione architetto, risiede a Romano d’Ezzelino. Il suo interesse per il mezzo fotografico è nato negli anni ’80: da quel momento la sua attenzione si è indirizzata prevalentemente verso la ricerca concettuale e l’interpretazione del paesaggio con l’utilizzo di tecniche espressive sperimentali. Componente dell’Associazione Culturale Ezzelino Fotoclub, è particolarmente interessato alle relazioni fra la fotografia e gli altri settori dell’arte. È stato insignito dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche delle Onorificenze AFI (nel 2012) e IFI (nel 2018). Ha pubblicato “Il Grappa - Dall’Olimpo Veneto” (Biblos Edizioni, 2002) e “Istint-anee” (Edizioni FIAF, 2003), e, tra l’altro, ha fatto parte degli autori selezionati per il volume “Immagini del Gusto” (Edizioni FIAF, 2005) e, per le mostre “La magia della Polaroid” presso il Centro Italiano della Fotografia d’Autore nel 2009 e “Tre Oci Tre Mostre / Giudecca Fotografia” a Palazzo Tre Oci di Venezia. Dal 2003 una selezione di sue immagini fa parte della collezione del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma (CSAC).