Portfolio Italia 2021
27 novembre 2021 - 26 febbraio 2022
Michele Grassi
The world after

di Stefania Lasagni e Massimo Mazzoli

 

Il rapporto tra pensiero fotografico e questione ambientale ha negli ultimi anni elaborato linguaggi nuovi che meglio si adattano alle mutate concezioni stesse di ambiente.

Le problematiche ecologiche sono oggi orientate su fattori sistemici a scala planetaria, concetti quali riscaldamento globale, antropizzazione e antropocene sono diventati linguaggio comune anche in ambito fotografico.

La parziale immaterialità ed invisibilità di alcuni dei processi di trasformazione globale, l’infinitesima dimensione degli inquinanti laboriosamente si insinuano nelle coscienze e pongono alla fotografia la sfida della rappresentazione, l’urgenza della divulgazione responsabile.

L’autore, con una ricostruzione meticolosa e puntuale, conduce ad immaginare che l’umanità, rifugiatasi chissà dove nell’universo, corsa tardivamente alla ricerca di un riparo improbabile, abbia abbandonato il pianeta Terra affinche questo si possa rigenerare, de-antropizzare, rincorrere l’utopico obbiettivo di recuperare l’originario stato naturale.

La riflessione personale viene accompagnata in un percorso che mutua dalla scuola dell’arte concettuale americana della metà del 900 la capacità di combinare il potenziale narrativo delle fotografie, accuratamente selezionate e prodotte, con quello del linguaggio e della parola scritta.

Così le immagini di foglie, falene, piante infestanti, un piccolo teschio, frammenti di cemento e addirittura gocce di sangue si accostano a quelle di ambienti antropizzati in cui la vegetazione sembra aver ripreso il sopravvento sui manufatti umani abbandonati.

I bioindicatori, ovvero gli organismi vegetali o animali le cui reazioni alle modifiche dell’ambiente sono utilizzate per rilevare la presenza o l’aumento di sostanze inquinanti nell’ambiente stesso, sono introdotti e catalogati secondo uno schema scientifico rigoroso, ma rappresentati con una delicata visione poetica che porta alla memoria le tavole botaniche e le catalogazioni museali dei primi del 900, acquisendo una dimensione artistica che li rende affascinanti e meno ostici da comprendere ai profani.

A questi si alternano reperti di manufatti umani dannosi quali frammenti di cemento amianto, strumenti scientifici di studio atti a rappresentare concretamente la presenza letale, ma non sempre palese, degli inquinanti.

Quasi fuori controllo, con un’accelerazione improvvisa, ci investe la consapevolezza di quanto chiare siano le informazioni che gli studi scientifici ci pongono all’attenzione, quanto ormai appaia inverosimile la sanificazione, quanto definitivo sia l’esilio cui l’umanità è destinata, quanto compromesso sia il complesso equilibrio naturale che, senza criterio, abbiamo considerato perenne, immutabile, incorruttibile, immune ad ogni più bieco, arrogante, abuso.

Un pallido sole, basso all’orizzonte, illumina un campo aperto, freddo, nebbioso, desolato.

Il tempo è davvero scaduto?

 

Biografia

 

Nato a Reggio Emilia nel 1975, laureato in Chimica Industriale, condivide la passione per il lavoro con quella per la fotografia. Inizia a fotografare esponendo nelle mostre promosse dal gruppo fotografico della citta` di residenza, il Gruppo Fotografico Grandangolo BFI di Carpi.

È premiato in concorsi con patrocinio FIAF e nel 2015 è il miglior autore nel progetto Talent Scout promosso dalla FIAF.

Da circa dieci anni espone annualmente nel circuito off e parallelo di Fotografia Europea.

Negli ultimi anni si dedica a progetti a lungo termine, a tema principalmente ambientale, coniugandoli in chiave documentaristica ed al contempo concettuale.