Cosmi
Opera finalista
di Isabella Tholozan
Siamo consapevoli di essere universi nell’universo? Abbiamo coscienza del nostro essere unici e irripetibili, meravigliosi proprio per questo e parte di un ordine perfettamente armonico? La condizione di unicità si definisce nel fatto che non esistono altri uguali e simili.
Partendo da ciò riceviamo la chiave per entrare nel cuore della poetica dell’autore, il quale, attraverso ventidue ritratti, ci parla di una diversità che di fatto non esiste, che vive della nostra incapacità di porci in relazione con l’altro, unico e per questo, differente, dove la diversità non può e non deve essere etichetta discriminante e giudizio.
La relazione che nasce tra soggetto e osservatore è potente: io sono qui, guardami, sembra essere la richiesta che ci viene posta e alla quale non possiamo che rispondere con una curiosità trasparente e comprensiva.
La nudità perde ogni malizia, perde fisicità, il linguaggio del corpo ci parla di differenze altre, insite in ognuno di noi e riferite al nostro essere nel mondo in relazione con l’altro.
Timidezza, vulnerabilità, così come i loro contrari, si mescolano in una rappresentazione estetica appagante, proprio perche la bellezza raccontata non è fine a se stessa, bensì definisce un “unico” pieno di meraviglie.
Una tessitura poderosa di sguardi e gesti che interagiscono in primo luogo con il fotografo per poi coinvolgere anche noi osservatori, richiamati emotivamente dall’energia espressiva delle singole immagini.
La staticità non disturba, anzi, l’estetica richiama antiche immagini dalle atmosfere elegiache, la modernità passa attraverso la scelta del fotografo che, in un perfetto bianco e nero, riesce a ricostruire un universo di “diversità” ricco di sfumature, tonalità, colori.
Grazie alla delicatezza di linguaggio l’autore pone in primo piano il messaggio sociale, protagonista principale dell’opera, senza nessuna esagerazione, quasi a cercare nella delicata normalità il senso di una appartenenza che non può più e non deve fare riferimento ad etichette prestabilite.
L’azione che Alessandro Gattuso ci chiede è quella di entrare in connessione con il protagonista di ogni singolo scatto, reggerne lo sguardo, accompagnarne il gesto, ascoltarne le parole, comprenderne la storia.
Lo “stare al mondo” passa anche da qui, dal saper raccogliere l’altro, consapevoli del fatto che, come la natura ci insegna, la somiglianza non genera nulla bensì isola e indebolisce.
In un tempo sbraitato, dispotico come l’attuale, la fotografia si dimostra perfetto alleato per chi vuole farsi portavoce, arrivando al cuore delle persone, per comprendere senza giudicare, dimostrando che un altro punto di vista è possibile, necessario, se vogliamo che la nostra società mantenga e difenda i suoi ideali di uguaglianza, libertà e democrazia, perché, è ineluttabile il fatto che siamo tutti “Cosmi” all’interno di un unico, magnifico, “Cosmo”.
Biografia
Alessandro Gattuso fotografo e filmmaker, si laurea in cinema all’accademia di belle arti di Napoli.
Nel 2012 vince la seconda edizione di Fotogrammi del Napolifilmfestival.
È selezionato dal Premio Combat di Livorno per un’esposizione collettiva con l’istallazione "Nello specchio degli occhi altrui". Entra a far parte di FILMaP Atelier di Cinema del Reale alla fine del quale realizza il documentario Antonio degli scogli selezionato in diversi festival.
Ha pubblicato sulla testata I-D Vice reportage fotografici legati alla citta` di Napoli.
Nel 2018 entra a far parte del Lab Irregolare diretto da Antonio Biasiucci in cui realizza il progetto fotografico Cosmi, esposto a Castelnuovo Fotografia nel 2021 e vincitore della tappa di Portfolio Italia al Colornophotolife 2021.
Nel 2020 e` selezionato per la residenza Unarchive dell’archivio Aamod dove dirige il corto "Dal giorno finché sera" selezionato in numerosi festival.
La sua ricerca personale è incentrata su tematiche che riguardano l’identità, la biografia e la cultura queer.