4ª Biennale dei Giovani Fotografi Italiani
20 settembre - 16 novembre 2014
Istituto Italiano di Fotografia di Milano
Sezione Scuole
di Gigliola Foschi
 
Quando ho proposto il tema interrogativo “siamo tutti uguali?”, immaginavo che la maggioranza dei miei allievi lo avrebbe affrontato analizzando le trasformazioni sociali e famigliari contemporanee, dove la presenza di persone “diverse” per etnia e cultura è sempre più diffusa. Con mio stupore e interesse ho invece notato che il tema, così attuale, del rapporto tra uguaglianza e diversità, ha offerto loro l’occasione per riflessioni intime e non scontate, nate a partire dai loro vissuti o da problematiche che li toccano da vicino.
La ricerca di Camilla Piana, intitolata L’essenza, affronta con sguardo delicato le somiglianze e le differenze tra corpo maschile e femminile. Nelle sue immagini i corpi nudi, privati degli abiti che ne sottolineano le differenze di genere e ceto sociale, “si liberano dal pesante fardello dei loro rispettivi significati” – come lei stessa scrive – e si presentano “profondamente uguali” pur nella loro diversità. Ripresi solo a frammenti e mai a figura intera, i corpi che lei ritrae suggeriscono infatti una sorta di vicinanza reciproca, un calore comune.
Nella serie di immagini Somiglianze, Federica Sasso ritrae particolari dei volti di lei e dei suoi famigliari con l’intento di cercare quali tratti fisionomici ricorrano di generazione in generazione. Affiorano somiglianze che noi, osservando le sue immagini, siamo a nostra volta invitati a trovare, superando – come lei ha fatto – quella distanza tra figli, genitori e nonni, spesso percepita come una barriera. 
Ugualmente protesa a trasformare la fotografia in un’occasione riflessiva di vicinanza e relazione, Serena D’Alessandro propone una ricerca dove si confrontano due dittici: il primo presenta due suoi autoritratti, il secondo due ritratti della madre. In entrambi, la prima immagine presenta un volto volutamente inespressivo, mentre la seconda mostra un viso traversato da emozioni dolorose. “Il significato dell’opera – scrive Serena – è che la nostra diversità e la nostra somiglianza stanno non solo nelle caratteristiche fisiche e biologiche ma soprattutto nei nostri sentimenti. Nelle relazioni che intercorrono tra gli individui ma anche all’interno del proprio io e nello spazio temporale in rapporto a una dimensione interiore. Io sono sempre io, eppure sono una persona diversa esteriormente e interiormente a seconda della mie emozioni.” 
Con un progetto questa volta vicino al reportage, Valeria Casati indaga come la vita di campagna e quella di città siano così vicine ma allo stesso tempo tanto diverse. Nella sua ricerca Realtà in antitesi fotografa le stesse abitudini quotidiane ambientate nei due contesti presi in esame. La sua ricerca, se da una parte fa emergere una notevole omogeneità esteriore nelle persone da lei ritratte, dall’altra solleva interrogativi su come esperienze quotidiane così distanti – come quella del rapporto con l’ambiente di città oppure con quello di campagna – possano incidere nella formazione della personalità.