Portfolio Italia 2009
20 marzo - 23 maggio 2010
Maurizio Chelucci
Agorà

Opera Finalista

di Pippo Pappalardo

Se la città è una creatura dell’uomo allora la sua rappresentazione fotografica dovrebbe evidenziarne le emozioni che vi abitano (oppure le sue disgraziate assenze) e raccoglierle là dove esse si manifestano. Occorre ripensare la città come un luogo dove potere essere felici e così contrastare la visione del caos e della fatica del vivere quotidiano. Si tratta di impegnare le comuni energie visive per attraversare e reinterpretare la mappa degli spazi urbani e “liberarli” affinché il cittadino possa viverli in un tempo non solo produttivo ma, anche, in un tempo dove emozioni e ricchezza di idee possano divenire strumenti di nuova convivenza. Un invito, quindi, a riprenderci il senso dei luoghi dell’abitare e del camminare eticamente, andando oltre il semplice spostamento e l’ansia del rifugio; un’esortazione a vivere, dentro ed attraverso, il senso delle polis e delle agorà. Il gesto del fotografo, qui sospeso tra la necessità di congiungere queste istanze con la storia della realtà osservata e quella di ampliare gli spazi medesimi della riflessione (peraltro, egregiamente risolta e compiuta nella scelta del formato panoramico e nell’uso dello stitching), testimonia del prezioso legame, il “planus”, tra pietre e colori, emozioni e proporzioni, che non pretende di essere percepito e riconosciuto una volta e per sempre ma vuole “aprirsi” come spazio esistenziale da penetrare in consonanza, in compassione, anche perché, ormai, e ne siamo consapevoli, in queste agorà ci andiamo specchiando tutti. Questo atteggiamento affiora tra le città del mondo laddove la fotografia rende visibile l’invisibilità in cui proprio le città sono tentate di immergersi, sicché l’occhio fotografico denuncia il sofferto “starci dentro” e propone il riconoscimento di essere noi per primi parti delle stesse. Ed in tale prospettiva la sequenza si ricongiunge alla ricerca che attraverso Meyerowitz, Chiaramonte, Calvino, Atget, “rivede” gli spazi aperti di Piero della Francesca e delle sue agorà ideali.
 
Biografia
Nasce a Roma nel 1962. Inizia a fotografare nel 1977. Nei primi anni partecipa con successo a diversi concorsi fotografici. Di seguito si occupa principalmente di reportage di viaggi in Europa ed Africa. Nel 1990 frequenta il circolo Blow-up di Roma da cui esce nel 1992 per partecipare alla fondazione del gruppo fotografico dell’Associazione Culturale Controchiave in cui tiene corsi di fotografia. L’approccio ed il significato della fotografia vengono in quegli anni analizzati dal gruppo fotografico Controchiave (GFC) ed il risultato è il manifesto fotografico e le varie sperimentazioni, installazioni multimediali, spettacoli dal vivo mostre e manifestazioni realizzate. Scrive anche un manuale di fotografia pubblicato da CHL e Finson. Nel 1999 inizia la collaborazione con MassenzioArte di cui è direttore artistico per la fotografia;  è stato per due anni caporedattore della sezione fotografia della rivista d’arte ExibArt e collabora con il magazine Cultframe. Nel 2004 fonda il gruppo di artisti  Abusidarte.  È fra i fondatori e curatore dal 2001 della rassegna Confini. Dal 2005 al 2007 è cofondatore e direttore artistico del festival FotoLeggendo.