Palestina Anno 2009. Questo il luogo e questa la data del portfolio di Giovanni Sacchetti intitolato Barriere. Il luogo è tristemente conosciuto per il mai risolto e quasi mai interrotto conflitto israelo-palestinese, che, sul piano politico ha avuto inizio all’indomani della Grande Guerra, quando le scellerate scelte dei colonizzatori inglesi crearono le premesse per un focolaio continuo di discordie, scontri e morti e sul piano militare ha preso il via in maniera violenta nel 1948 quando gli inglesi abbandonaro l’area senza aver risolto le tensioni tra arabi ed ebrei che si contendevano vaste fette di territorio occupato da entrambe le parti. Spiegare in poche parole l’origine e le tappe più significative di questo conflitto perenne, che dilania questa regione del mondo, sarebbe troppo lungo, difficile e soprattutto si correrebbe il rischio, volontariamente o involontariamente, di schierarsi dalla parte di qualcuno. Il fatto che per noi conta è che a scadenze fisse ci giungono continue notizie di tensioni, attentati, bombardamenti, sgomberi, demolizioni e soprattutto di tanti morti. Una delle ultime è quella dell’edificazione di un muro di separazione da parte degli israeliani, che con lo scopo di proteggere se stessi dagli attentati palestinesi hanno messo in piedi l’ennesimo pretesto di discordia. La discordia crea divisioni e queste divisioni, ma anche la speranza che prima o poi si possa trovare una soluzione condivisa, sono l’oggetto, le Barriere appunto, del lavoro di Sacchetti.

La forma visiva proposta è quella del dittico, in cui il legame tra le immagini a volte è palese, altre è più sottile e ricercato e merita un’attenta analisi per essere compreso. Donne, bambini, uomini, case, filo spinato, muri, murales, sbarre, code interminabili, tombe, cibo e tanto altro sono gli elementi lessicali di questo lavoro la cui sintassi, quella della duplice immagine, è proposta in maniera delicata, mai invadente, ma con fotografie che sono comunque di grande impatto visivo.