Moth
Alberto Pasi presenta un portfolio in bianco e nero dal titolo “Moth”, sostantivo inglese che significa falena. Mostra come luoghi a lui ben noti la notte si trasformino in un dedalo di emozioni estranianti. L’autore stesso viene attirato dalle ombre, come una falena si spinge verso la luce di una lampada. La falena, in alcune culture, è simbolo di cambiamento e di evoluzione, analogamente alla farfalla; in altre, data la sua vita notturna, rappresenta l’ignoto e le tenebre.
Il lavoro è un cammino in un paese che, nel silenzio della notte, mostra il suo lato sincero ma non oscuro. Lo scalpitio dei propri passi nel silenzio notturno amplifica il sentimento di curiosa emotività che l’autore vuole comunicare attraverso le sue fotografie. Edifici e oggetti riprendono vita, trasformandosi da semplici elementi di contorno a significativi protagonisti della scena.
Nel racconto visuale, alcuni dettagli che di giorno passano inosservati diventano centrali di un’esperienza o di un pensiero, acquisendo valore attraverso l’interpretazione attenta dell’autore. Tutto torna a vivere come una timida lanterna che, di giorno, perde efficacia e, al buio, ricomincia a brillare. Le strade sembrano popolarsi di animali e creature fantastiche; fra gli alberi emergono panchine fiabesche, spazi sospesi in cui scambiare attimi di vita amorosa.
Dalle porte e dalle finestre nessuno si affaccia sul mondo notturno. L’unica presenza umana, priva di vita, appare dietro il vetro opaco di una finestra. L’assenza di figure reali non è vuoto, ma una scelta intenzionale per far emergere una presenza differente: non è la persona fisica a riempire l’immagine, ma qualcosa di più sottile che il fotografo vuole trasmettere. Egli racconta di come crescono libere le piante, del respiro silenzioso degli alberi e di come brillano gli artifici dell’uomo mentre la natura riposa.
Nel silenzioso frastuono della natura, la mano dell’uomo rimane comunque un punto fermo, lasciando la sua impronta profonda nei manufatti quotidiani: impianti elettrici raffazzonati, statue, decorazioni natalizie sempre in bella vista. Il portfolio diventa così la testimonianza di un continuo intervento umano, spesso sconsiderato, che rivela l’inevitabile contrasto tra responsabilità trascurate e il respiro vivo del mondo.
Il portfolio comprende ventisei immagini in bianco e nero che alternano forme geometriche e paesaggi astratti, ombre che suggeriscono mistero dietro le siepi e la chiarezza di edifici distinguibili. Un andirivieni di emozioni che invita lo spettatore a indagare i segni notturni di una vita diurna, percependo come tutto acquisti vita propria non appena il mondo compie un giro su sé stesso.
di Agata Lagati


