Portfolio Italia 2025
30/11/2025 - 06/01/2026
Giuliano Reggiani
162

Nel progetto 162, Giuliano Reggiani sviluppa una riflessione visiva intensa e dolorosa sul ruolo della libertà d’informazione e sul prezzo che può comportare il coraggio della verità. Il numero che dà il titolo all’opera non è casuale: 162 è la posizione occupata dalla Russia nel World Press Freedom Index del 2024, un dato apparentemente statistico che l’autore trasforma in materia viva.

Questo lavoro non si configura come una serie fotografica tradizionale. La fotografia è certamente presente, ma rappresenta solo uno degli strumenti utilizzati. Reggiani recupera dal web i ritratti dei giornalisti uccisi per il loro impegno etico e civile, incollandoli su un fondo di frammenti di quotidiani e riviste in cirillico. È in questo dialogo, spesso aspro e talvolta contraddittorio tra immagine, parola e materia, che l’opera prende forma.

I ritratti, spezzati e collocati al centro della composizione, emergono da una palude visiva di notizie manipolate dalla propaganda. Resistono, mutilati e graffiati, sovrastati da pennellate bianche e strappi che evocano una volontà di cancellazione, ma al contempo rivelano una dimensione più profonda. Non viene ricercata la compostezza iconica del ritratto, bensì una verità rovinata che, proprio nella sua alterazione e vulnerabilità, manifesta il senso.

L’approccio tecnico si avvicina al collage materico e al fotomontaggio analogico, con evidenti contaminazioni dall’estetica del décollage: come in Mimmo Rotella, lo strappo non distrugge ma rivela. Allo stesso tempo, il lavoro si inserisce nella tradizione del fotogiornalismo militante e dell’arte politica del Novecento, richiamando artisti come John Heartfield e Barbara Kruger per il modo in cui affronta la relazione tra potere, immagine e comunicazione. Reggiani, tuttavia, conserva una cifra personale: la denuncia politica, l’attenzione al dettaglio e la sovrapposizione di elementi si fondono in una volontà precisa di rivelare la fragilità della verità occultata dalla propaganda.

Inevitabilmente, 162 è anche un’opera sulla memoria. I ritratti scelti appartengono al passato, recuperati da archivi digitali: riproporre i volti di giornalisti come Anna Politkovskaya, Pavel Klebnikov, Hadžimurad Kamalov e Alexei Navalny significa restituirli al presente, sottrarli all’oblio e riattivare la loro testimonianza in un nuovo spazio simbolico.

162 dimostra ancora una volta che l’immagine fotografica è uno strumento di impegno etico e politico anche quando non si tratta di testimonianza diretta. Attraverso appropriazione, ricontestualizzazione e manipolazione delle immagini, Reggiani elabora un linguaggio visivo che funziona come denuncia e chiamata alla responsabilità. Non si limita a mostrare, ma interroga chi osserva, sfruttando la capacità unica della fotografia di suggerire connessioni e aprire possibilità di comprensione attraverso codici visivi alternativi.

In un’epoca in cui l’informazione è spesso mercificata, distorta o falsa, questo lavoro ci ricorda che guardare con attenzione e consapevolezza può rappresentare un atto profondamente sovversivo.

di Susanna Bertoni